UCCELLO DELLE TEMPESTE - Uccelli da proteggere

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Specie protette dalla Direttiva UccelliSpecie protette dalla Direttiva Uccelli
Specie particolarmente protette dalla Direttiva UccelliSpecie particolarmente protette dalla Direttiva Uccelli
 

Specie particolarmente protette dalla Direttiva UccelliUCCELLO DELLE TEMPESTE

NOME SCIENTIFICO: Hydrobates pelagicus
 

Il più piccolo uccello marino europeo, difficilissimo da avvistare, altrettanto da identificare rispetto alle specie “cugine”. Lungo appena 15 cm, presenta colorazioni nerastre, con una evidente macchia bianca posta all’attaccatura della coda. L’Uccello delle tempeste vive e si nutre in mare aperto, costruendo il nido su piccoli isolotti rocciosi. Per questo sono i marinai, storicamente, ad avere avuto gli incontri più ravvicinati con la specie, data la sua abitudine di seguire la scia delle navi, di solito ricca di residui di cibo…

Prospettive

La popolazione siciliana è abbastanza abbondante per essere, con tutta probabilità, vitale nel lungo periodo. Anche la popolazione sarda, pure meno consistente, non appare in critiche condizioni di salute, per merito di una produttività particolarmente alta, se raffrontata a quella media riscontrata in altri Paesi d’Europa. Due le macropopolazioni di Uccello delle tempeste che è utile considerare ai fini della determinazione di un Valore di Riferimento Favorevole (FRV) per la specie, al fine di corroborare queste ipotesi con dati accurati su mortalità e successo riproduttivo.

Come detto, la produttività della specie risulta particolarmente alta in Sardegna. Considerando questo parametro, e in assenza di costrizioni dovute alla capacità portante dell’ambiente – cioè senza tenere conto della eventualmente limitata disponibilità di habitat idonei – è possibile stimare in soli 600 individui una Minima Popolazione Vitale (MVP) in grado di autosostenersi nei prossimi 100 anni. Tale MVP andrebbe riaggiornata a 2.000 individui considerando il dato medio nazionale di produttività, fermo a 0,5.

Facendo una ulteriore media tra i dati rilevati a livello italiano ed europeo - con una produttività dunque prossima al 40% – è possibile stimare in circa 3.000 individui (circa 1.000 coppie nidificanti più ulteriori 1.000 individui non ancora riproduttivi) la Minima Popolazione Vitale per entrambe le due isole maggiori. Nel caso della Sicilia, l’entità attuale della popolazione isolana sembra corrispondere a questo valore, da considerare quale FRV. Meno ottimistico lo scenario sardo, anche se i dati di produttività reale – più elevati della media – contribuiscono a mantenere vitale una popolazione pure ridotta e, in linea teorica, abbondantemente al di sotto dell’FRV proposto.

Tra le principali indicazioni di conservazione va annoverata la necessità di assicurare protezione alle colonie più importanti, limitando il disturbo ai siti riproduttivi – pesca e turismo – e monitorando l’effetto dei predatori terrestri (in particolare il ratto nero) procedendo ove necessario a interventi diretti di bonifica dei siti. Nel frattempo, l’eventuale scoperta di nuove colonie, dovrebbe comportare un riaggiornamento delle soglie minime qui proposte: allo stato attuale delle conoscenze, la specie non sembra correre rischi significativi, anche se l’estrema vulnerabilità di molte colonie e l’abbondanza di predatori presso i principali siti di presenza impongono, nel complesso, molta cautela.