UCCELLO DELLE TEMPESTE - Uccelli da proteggere

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Specie protette dalla Direttiva UccelliSpecie protette dalla Direttiva Uccelli
Specie particolarmente protette dalla Direttiva UccelliSpecie particolarmente protette dalla Direttiva Uccelli
 

Specie particolarmente protette dalla Direttiva UccelliUCCELLO DELLE TEMPESTE

NOME SCIENTIFICO: Hydrobates pelagicus
 

Il più piccolo uccello marino europeo, difficilissimo da avvistare, altrettanto da identificare rispetto alle specie “cugine”. Lungo appena 15 cm, presenta colorazioni nerastre, con una evidente macchia bianca posta all’attaccatura della coda. L’Uccello delle tempeste vive e si nutre in mare aperto, costruendo il nido su piccoli isolotti rocciosi. Per questo sono i marinai, storicamente, ad avere avuto gli incontri più ravvicinati con la specie, data la sua abitudine di seguire la scia delle navi, di solito ricca di residui di cibo…

Minacce

L’Uccello delle tempeste frequenta lo spazio immediatamente sovrastante la superficie marina. Sorvola le onde a non più di 10 m d’altezza su ampi tratti di mare, e abita prevalentemente la fascia costiera tra litorale e oceano profondo. Per quanto riguarda la sottospecie melitensis , endemica del Mediterraneo, è evidente come la sua distribuzione sia legata, più che alla profondità del mare, all’adeguata disponibilità di cibo, dipendente da vari fattori, tra tutti l’eccessivo sfruttamento da parte delle attività di pesca e il locale inquinamento delle acque.

A terra l’Uccello delle tempeste ritorna solo di notte, e solo in periodo riproduttivo. I nidi sono costruiti soprattutto su isole e isolotti non disturbati, in sottili fessure tra le pietre che compongono inaccessibili pareti rocciose. Particolarmente vulnerabile al disturbo umano, la specie teme fortemente i predatori alati – rapaci e gabbiani – e i predatori terrestri, cani, gatti rinselvatichiti e soprattutto ratti.

Il disturbo ai siti riproduttivi e la predazione al nido rappresentano fattori potenzialmente negativi per la specie. Immaginabile – anche se impossibile da quantificare dato l’attuale livello di conoscenze – è anche un effetto negativo sulla specie a causa dei cambiamenti climatici intervenuti negli ultimi anni nel bacino del Mediterraneo. Auspicabile risulta in ogni caso approfondire le indagini sull’ecologia della specie, nonché aumentare le conoscenze su parametri demografici e riproduttivi.

Tra i dati noti, la produttività media in Sardegna, pari a 0,5 giovani involati per coppia di successo, a fronte di una produttività pari a 0,64. Un successo riproduttivo piuttosto buono se confrontato con quelli riscontrati in altri paesi europei, dove la forbice è compresa tra 0,27 e 0,49 giovani involati per uovo deposto. Al di là dei dati medi, localmente alta risulta l’incidenza dei predatori terrestri, purtroppo diffusi – in particolare il ratto nero – nella maggior parte delle colonie riproduttive della specie.