

CODIROSSONE
NOME SCIENTIFICO: Monticola saxatilis
Il Codirossone sceglie, come habitat, i versanti rocciosi ad alta quota, che presentano terreni sassosi e praterie. Di temperamento piuttosto scaltro, quando è posato risulta difficilmente individuabile per la sua tendenza a restare immobile per mimetizzarsi. Durante il periodo riproduttivo il maschio, per impressionare la compagna, compie voli verticali ascensionali, per poi scendere al suolo a paracadute.
Prospettive
Nonostante le cattive condizioni di salute, il Codirossone è una specie a cui non sono stati dedicati studi approfonditi, fatta eccezione per alcune ricerche condotte a livello locale. Gli aspetti che richiedono un maggior approfondimento sono quelli riguardanti l’ecologia e la dinamica della popolazione, soprattutto in ambito alpino, prealpino e appenninico. È auspicabile inoltre concentrarsi sulle peculiarità ecologiche della specie, al fine di elaborare efficaci azioni di conservazione.
Sulla base dei dati a disposizione, è possibile stabilire un Valore di Riferimento Favorevole (FRV), che a livello locale si attesta sulle 4 coppie ogni 10 ettari. Questo valore, in condizioni ottimali, può essere superato, ma solitamente i dati registrati nelle singole aree si attestano al di sotto di quello nazionale. Sarebbe auspicabile avviare degli studi per stabilire FRV più dettagliati a seconda dei diversi contesti geografici e ambientali.
Al fine della conservazione della specie, sarà necessario procedere inoltre a un monitoraggio più approfondito dei mutamenti climatici che stanno interessando sia le aree di nidificazione sia i siti di svernamento. Il Codirossone, infatti, predilige zone con clima continentale caldo, steppico e mediterraneo e per questo sceglie spesso aree montane assolate e asciutte. Qui staziona durante il periodo della nidificazione, costruendo il nido tra i 1.200 e i 3.000 metri d’altitudine. Durante lo svernamento in Africa tropicale i codirossoni si concentrano nella savana e in zone soggette a erosione. Entrambe queste aree appaiono, ad oggi, particolarmente interessate dalle conseguenze dei cambiamenti climatici.
Per limitare il costante declino che tuttora la popolazione fa segnare è necessario impegnarsi in una gestione “attiva” dell’habitat riproduttivo, su cui incidono sfavorevolmente anche casi di predazione e abbandono del nido. È inoltre necessario predisporre interventi mirati alla conservazione delle attività agro-pastorali tradizionali e non intensive – in grado al contempo di tutelare l’habitat riproduttivo della specie e di sostenere le sue abitudini alimentari – e, soprattutto, monitorare le dinamiche di avanzamento della vegetazione nelle brughiere di alta montagna.