CODIROSSONE - Uccelli da proteggere

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Uccelli da proteggere
 
Specie protette dalla Direttiva UccelliSpecie protette dalla Direttiva Uccelli
Specie particolarmente protette dalla Direttiva UccelliSpecie particolarmente protette dalla Direttiva Uccelli
 

Specie protette dalla Direttiva UccelliCODIROSSONE

NOME SCIENTIFICO: Monticola saxatilis
 

Il Codirossone sceglie, come habitat, i versanti rocciosi ad alta quota, che presentano terreni sassosi e praterie. Di temperamento piuttosto scaltro, quando è posato risulta difficilmente individuabile per la sua tendenza a restare immobile per mimetizzarsi. Durante il periodo riproduttivo il maschio, per impressionare la compagna, compie voli verticali ascensionali, per poi scendere al suolo a paracadute.

Stato di salute

La specie è in declino sia nell’Unione europea sia a livello continentale. Sul Codirossone non è stato redatto un Piano d’Azione Internazionale o Nazionale e la specie è inclusa come vulnerabile nella più recente Lista Rossa Nazionale. In Italia figura comunque tra le specie non cacciabili ai sensi della legislazione venatoria vigente.

La popolazione nidificante dell’Unione europea ha conosciuto un moderato declino nel ventennio tra il 1970 e il 1990, per arrivare a raggiungere una situazione di relativa stabilità nel decennio successivo. Il numero di coppie presenti nell’area dell’Unione europea oscilla tra le 28mila e le 61mila. Una cifra che dovrebbe rappresentare il 19-28% della popolazione continentale e il 5-24% di quella globale complessiva. La popolazione nidificante continentale è invece stimata in 100mila-320mila coppie.

L’Italia gioca un ruolo da protagonista nella conservazione della specie, in quanto la sua popolazione nidificante si attesta tra le 5mila e le 10mila coppie, pari al 16-18% della popolazione dell’Unione europea e a circa il 3-5% circa della popolazione nidificante del continente. Numeri importanti che fanno riferimento a uno scenario, nel complesso, tutt’altro che confortante: la popolazione italiana risulta infatti in costante declino e si sono registrati anche casi di estinzione a livello locale negli anni Novanta, situazione che resta preoccupante anche nell’ultimo decennio, caratterizzato da un andamento incerto.

In Piemonte, per esempio, si è registrato un sensibile declino della popolazione che, a fine anni Novanta, ha fatto registrare un calo del 34% rispetto al decennio precedente. In provincia di Biella, in particolare, le 13 coppie presenti nel 1952 si sono ridotte a una sola nel 1995.  Tendenza simile anche in Lombardia, dove negli anni Novanta le coppie stimate erano 500-1.000. Nella provincia di Brescia si è passati dalle 3,5 coppie ogni 10 ettari in situazioni ottimali a 0,5 coppie a parità di superficie.

Nella provincia di Varese, il costante declino avviato negli anni Cinquanta ha portato a un’estinzione della specie nelle aree collinari. Analogamente, nelle province di Trento e Bolzano la popolazione è in costante diminuzione e, anche in Emilia-Romagna, la situazione appare molto critica dopo il trend positivo fatto registrare negli anni Sessanta. In Toscana, le coppie si attestano tra le 100 e le 300, dopo il trend di crescita negativo iniziato dagli anni Ottanta. In Sicilia e Sardegna le coppie individuate sono rispettivamente non più di 15-30 e 25-40.