FALCO CUCULO - Uccelli da proteggere

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Uccelli da proteggere
 
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Specie particolarmente protette dalla Direttiva UccelliSpecie particolarmente protette dalla Direttiva Uccelli
 

Specie particolarmente protette dalla Direttiva UccelliFALCO CUCULO

NOME SCIENTIFICO: Falco vespertinus
 

Sterminate coltivazioni di erba medica, alternati a praterie e brughiere. Uno scenario che in Italia si può trovare lungo il corso del Po, e specialmente nella grande bonifica ferrarese o in altre aree agricole estensive della pianura padana come in provincia di Parma. È questo il regno del Falco cuculo, un magnifico rapace la cui esistenza è chiaramente legata alle attività agricole estensive. Resiste solo laddove non è ancora arrivata la città. Solo laddove la meccanizzazione in agricoltura, abbinata all’eccessivo uso di pesticidi, non ha trasformato anche i campi coltivati in ambienti inospitali per questa come per altre specie di uccelli…

Stato di salute

In largo declino tra il 1970 e il 1990 – un declino che non ha accennato ad arrestarsi anche nel decennio successivo – il Falco cuculo nell’Unione Europea è presente con non più di 890-1.700 coppie complessive, pari però al solo 3-4% della popolazione continentale complessiva. La quale è stata stimata in 26-39mila coppie, pari a una frazione compresa tra un quarto e la metà della popolazione globale della specie.

Solo 70 le coppie nidificanti in Italia, con un trend positivo che ovviamente non è in grado di compensare il grandissimo declino di alcune “popolazioni chiave” a livello continentale, specialmente Russia e Ucraina, ma anche Ungheria – dove la popolazione è passata dalle 2-2.500 coppie degli anni Ottanta alle attuali 6-700 – o Bulgaria, con soli 26 siti occupati su 76 storicamente noti.

Se la passano meglio le popolazioni asiatiche, così come appunto le popolazioni “marginali” che abitano l’Europa meridionale, tra cui l’Italia, che ospita una frazione probabilmente prossima all’1% di quella dell’Unione europea. Molti degli esemplari censiti nel nostro Paese, naturalmente, non sono nidificanti ma rappresentano individui di passaggio che si spostano, in primavera e autunno, da o per i siti di svernamento.

A livello di coppie nidificanti, invece, la prima segnalazione risale al 1995 nel parmense. Segue Treviso, nel ’96. Quindi le Valli del Mezzano, nel Ferrarese, con 3-4 coppie censite nel 2002. Ulteriori segnalazioni hanno coinvolto Modena, Piacenza, la provincia di Rovigo e Venezia, mentre la sola provincia di Parma, già nel 2001, ospitava ben 31 coppie.