MAGNANINA - Uccelli da proteggere

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Uccelli da proteggere
 
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Specie particolarmente protette dalla Direttiva UccelliSpecie particolarmente protette dalla Direttiva Uccelli
 

Specie particolarmente protette dalla Direttiva UccelliMAGNANINA

NOME SCIENTIFICO: Sylvia undata
 

Grigio-nera come una lavagna, la Magnanina si mimetizza perfettamente con il folto della macchia mediterranea. Merito del piumaggio caratteristico, che si discosta da questa totalità solo nel ventre, tendenzialmente bruno-rossiccio. Ma anche delle abitudini fortemente “elusive” di questo uccello. Solo con molta fortuna è possibile osservarlo appollaiato su un cespuglio, con la lunga coda sollevata, intento a becchettare bacche, parte fondamentale della sua dieta al di fuori del periodo riproduttivo…

 

Ordine: Passeriformes  Famiglia: Sylviidae

Italia, Francia, Spagna, costa nordafricana. Queste le aree di presenza di questo piccolo passeriforme, tipico di tutte le aree dove la lussureggiante macchia mediterranea offre siti idonei per la costruzione del nido e per il completamento del ciclo riproduttivo della Magnanina.. Un’eccezione è costituita dalle estreme propaggini meridionali delle isole britanniche, che ospitano una piccola colonia della specie.

Diverse peraltro le sottospecie: quella presente in Italia – e in particolare in Sardegna, Sicilia e Italia continentale – è la stessa nidificante nella Francia meridionale, Spagna nord-orientale, Baleari e Corsica. È la sottospecie dartfordiensis ad abitare invece il Regno Unito, oltre alle restanti aree della Francia, Spagna nord-occidentale e a Portogallo settentrionale. Quindi la sottospecie toni che risulta confinata a Portogallo meridionale, Spagna centro-meridionale e Africa del nord.

Del tutto peculiare è il piumaggio, che nel maschio risulta grigio-nero del colore dell’ardesia, mentre la coda particolarmente lunga per un silvide e rivolta spesso all’insù (soprattutto quando è allarmata) presenta colorazioni più simili al ventre, bruno-rossiccio. Lento è il volo, mentre il nido viene di solito costruito nel fitto della folta macchia mediterranea (o delle brughiere) tipica di gran parte dell’areale di presenza.

Insettivora durante la primavera, lontano dal periodo di nidificazione la Magnanina si nutre prevalentemente di bacche e frutta. In Italia la specie è sedentaria, anche se non manca un congruo contingente migratore, mentre occasionalmente le estreme propaggini della nostra Penisola – e anche alcune zone dell’Italia centrale – sono scelte dalla specie come quartieri di svernamento.

Prospettive

La Magnanina predilige isole e aree costiere, e per la gran parte nidifica non molto al di sopra del livello del mare. Fanno eccezione le aree più meridionali dell’areale, dove la specie può nidificare anche a quote abbastanza elevate, fino a 1.500 m. Nonostante l’intolleranza agli inverni troppo rigidi, in cui si assiste a un calo anche importante delle popolazioni, la Magnanina mostra buone capacità di ripresa, e risulta il più delle volte in grado di recuperare rapidamente la propria consistenza in poche stagioni.

Oltre alle variazioni del clima – che spiegano buona parte delle fluttuazioni riscontrate nella popolazione peninsulare – emerge la netta dipendenza della Magnanina da particolari formazioni quali l’Erica scoparia – i cosiddetti scopeti – sia, aree a macchia mediterranea ben strutturata, con presenza di Cistus, Myrtus, Rubus . Sulla base dei dati di densità riscontrati nelle aree più favorevoli – 10-12 coppie per 10 ettari negli “scopeti” toscani, altrettante nella macchia mediterranea dell’isola di Montecristo per soli 500 m lineari – è possibile fissare quale Valore di Riferimento Favorevole (FRV) una densità su scala locale pari a 12-13 coppie ogni 10 ettari.

In ambienti particolarmente favorevoli – macchia costiera fitta e relativamente bassa – la densità di coppie nidificanti non dovrebbe poi scendere al di sotto della soglia di 20 coppie per 10 ettari, mentre su scala di comprensorio si può suggerire un valore di 50 coppie per km², più sulla base di confronti con le popolazioni europee che grazie a informazioni dettagliate sulla popolazione italiana, di cui mancano totalmente approfondimenti su parametri demografici e riproduttivi.

Oltre all’incremento di conoscenze, che potrebbe portare a formulazioni più accurate e specifiche di target di conservazione a medio termine, risulta indubbiamente importante, per garantire la persistenza delle popolazioni di Magnanina, la tutela degli ambienti da essa frequentati da ogni tipo di alterazione antropica. Un’azione di conservazione che dovrebbe essere indirizzata sia verso la macchia mediterranea vera e propria sia verso i cosiddetti “scopeti”, preferiti, solitamente, nelle aree interne. Una densità minima di 10 maschi territoriali ogni 10 ettari rappresenta comunque l’obiettivo minimo di conservazione per il consolidamento delle singole popolazioni nidificanti.

Minacce

La Magnanina nidifica in aree temperate-calde dove la temperatura di luglio sale anche oltre i 30°, mentre quella di gennaio non scende mai o quasi mai sotto lo zero. Emerge anzitutto la scarsissima tolleranza della specie a prolungate ondate di freddo, al ghiaccio e alla neve, a temperature anche di poco inferiori allo zero. È quindi evidente come, pur in un quadro orientato al generale innalzamento delle temperature medie, sempre più frequenti eventi climatici eccezionali – freddo prolungato, magari fuori stagione – possano rappresentare una minaccia importante per la specie, e spiegare molte delle fluttuazioni che si sono registrate nella parte continentale dell’areale.

Oltre a questo, la specie mostra esigenze ecologiche abbastanza specifiche, con particolare riguardo alla preferenza per la macchia mediterranea ove siano disponibili cespugli idonei per la costruzione del nido. Lontano dalle coste, è invece netta la dipendenza di questa specie dalla brughiera e in particolare delle brughiere a Erica scoparia , con densità anche elevate, 10-12 coppie per 10 ettari, nelle aree più favorevoli.

In Toscana, la riduzione delle brughiere ha avuto sicuramente conseguenze negative sulla popolazione nidificante nell’entroterra. Macchia e gariga sono favorite altrove – per esempio nello stesso arcipelago toscano – con preferenza per versanti esposti a sud con erbe alte e cespugli (aree dunque non soggette a pascolo) e percorse talvolta da incendi.

Oltre all’ampia disponibilità di insetti durante il periodo di nidificazione, all’idoneità dei siti e alla scarsa tolleranza per i picchi di freddo, emerge la dipendenza della specie sia dal Cistus monspeliensis  sia dall’Erica arborea  per la propria alimentazione al di fuori del periodo riproduttivo. Sono ancora piuttosto scarsi, in ogni caso, i dati sui principali fattori in grado di influenzare l’esito della riproduzione, nonostante alcuni studi condotti appunto sulle brughiere toscane, hanno messo in rilievo parte delle cause che hanno portato al recente decremento delle popolazioni.

Stato di salute

La Magnanina risulta fortemente minacciata sia all’interno dei confini dell’Europa a 25, sia più in generale su scala continentale. Piuttosto sconfortante il quadro restituito dalle rilevazioni condotte negli ultimi 30-40 anni, da cui emerge un largo declino della specie tra il 1970 e il 1990.

Non molto conosciuto il trend più recente, anche se è evidente il ruolo dell’Unione Europea per la sua conservazione, essendo gli 1,9-3,7 milioni di coppie attualmente nidificanti pari all’intera popolazione continentale e a oltre il 95% di quella globale della specie. L’Italia, pur ospitando un contingente molto modesto – 10-30mila coppie, pari a poco meno dell’1% della popolazione Ue – ha dunque un ruolo comunque significativo nella conservazione della specie, essendo la sua tutela prioritaria in tutta l’Ue.

Rare le ricatture di individui inanellati, il che rende i dati raccolti non molto significativi dal punto di vista statistico. Un picco di ricatture si concentra in ogni caso in coincidenza con il transito primaverile di individui migratori, anche se emerge come predominante l’abitudine stanziale di questo uccello anche tra le popolazioni che occupano le porzioni più settentrionali dell’areale.

La popolazione nidificante italiana appare stabile tra il 1990 e il 2000, pur con conoscenze ancora scarse per scommettere sul trend reale di stabilità. Senza dubbio, la Magnanina era storicamente più diffusa in Italia, per esempio in Toscana, dove la popolazione nidificante non raggiunge probabilmente le 5mila coppie ed è soggetta a fluttuazioni notevoli in caso di inverni particolarmente rigidi. Meno di 500 coppie sono presenti in Molise, con popolazione in evidente decremento. Molto rara in Basilicata, gran parte della popolazione siciliana si trova invece in larga parte concentrata sui monti Peloritani, sulle Isole Eolie, a Marettimo e Pantelleria.

Semaforo

La popolazione di Magnanina nidificante nel nostro Paese non è sufficientemente conosciuta, e questo contribuisce di per sé a rendere inadeguato lo stato di conservazione della stessa, anche considerando il grande ruolo che l’Unione Europea – e quindi l’Italia – ha nella tutela di questa specie, la cui popolazione nidifica quasi totalmente all’interno dell’Europa comunitaria. Più nello specifico, preoccupa in Italia la diminuzione dell’habitat idoneo in alcuni settori dell’areale, con particolare riguardo agli “scopeti” preferiti dalla specie nelle aree interne. Il degrado di questi habitat unito alla sempre maggiore frequenza di eventi climatici eccezionali – eccessive e anomale ondate di freddo – possono spiegare gran parte delle fluttuazioni registrate a livello locale.

Fattore Stato di salute Stato di conservazione
Range* verosimilmente stabile favorevole
Popolazione poco conosciuta; localmente in calo sconosciuto
Habitat della specie localmente in calo inadeguato
Complessivo   inadeguato

*Variazione della popolazione negli anni

Canto

Debole è il volo, altrettanto il canto della Magnanina, con brevi sequenze di suoni che si alternano a pause più o meno prolungate. Il richiamo viene il più delle volte emesso durante i brevi “voli di ricognizione” effettuati dalla Magnanina da un cespuglio all’altro. A differenza di altre specie, la Magnanina non canta di più in una particolare stagione, ma si fa sentire, se pure “sottovoce”, con il suo caratteristico verso durante tutto l’anno.