MAGNANINA - Uccelli da proteggere

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Uccelli da proteggere
 
Specie protette dalla Direttiva UccelliSpecie protette dalla Direttiva Uccelli
Specie particolarmente protette dalla Direttiva UccelliSpecie particolarmente protette dalla Direttiva Uccelli
 

Specie particolarmente protette dalla Direttiva UccelliMAGNANINA

NOME SCIENTIFICO: Sylvia undata
 

Grigio-nera come una lavagna, la Magnanina si mimetizza perfettamente con il folto della macchia mediterranea. Merito del piumaggio caratteristico, che si discosta da questa totalità solo nel ventre, tendenzialmente bruno-rossiccio. Ma anche delle abitudini fortemente “elusive” di questo uccello. Solo con molta fortuna è possibile osservarlo appollaiato su un cespuglio, con la lunga coda sollevata, intento a becchettare bacche, parte fondamentale della sua dieta al di fuori del periodo riproduttivo…

Minacce

La Magnanina nidifica in aree temperate-calde dove la temperatura di luglio sale anche oltre i 30°, mentre quella di gennaio non scende mai o quasi mai sotto lo zero. Emerge anzitutto la scarsissima tolleranza della specie a prolungate ondate di freddo, al ghiaccio e alla neve, a temperature anche di poco inferiori allo zero. È quindi evidente come, pur in un quadro orientato al generale innalzamento delle temperature medie, sempre più frequenti eventi climatici eccezionali – freddo prolungato, magari fuori stagione – possano rappresentare una minaccia importante per la specie, e spiegare molte delle fluttuazioni che si sono registrate nella parte continentale dell’areale.

Oltre a questo, la specie mostra esigenze ecologiche abbastanza specifiche, con particolare riguardo alla preferenza per la macchia mediterranea ove siano disponibili cespugli idonei per la costruzione del nido. Lontano dalle coste, è invece netta la dipendenza di questa specie dalla brughiera e in particolare delle brughiere a Erica scoparia , con densità anche elevate, 10-12 coppie per 10 ettari, nelle aree più favorevoli.

In Toscana, la riduzione delle brughiere ha avuto sicuramente conseguenze negative sulla popolazione nidificante nell’entroterra. Macchia e gariga sono favorite altrove – per esempio nello stesso arcipelago toscano – con preferenza per versanti esposti a sud con erbe alte e cespugli (aree dunque non soggette a pascolo) e percorse talvolta da incendi.

Oltre all’ampia disponibilità di insetti durante il periodo di nidificazione, all’idoneità dei siti e alla scarsa tolleranza per i picchi di freddo, emerge la dipendenza della specie sia dal Cistus monspeliensis  sia dall’Erica arborea  per la propria alimentazione al di fuori del periodo riproduttivo. Sono ancora piuttosto scarsi, in ogni caso, i dati sui principali fattori in grado di influenzare l’esito della riproduzione, nonostante alcuni studi condotti appunto sulle brughiere toscane, hanno messo in rilievo parte delle cause che hanno portato al recente decremento delle popolazioni.