ORTOLANO - Uccelli da proteggere

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Uccelli da proteggere
 
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Specie particolarmente protette dalla Direttiva UccelliSpecie particolarmente protette dalla Direttiva Uccelli
 

Specie particolarmente protette dalla Direttiva UccelliORTOLANO

NOME SCIENTIFICO: Emberiza hortulana
 

Tra le specie simili, l’Ortolano si distingue per le forme snelle, le dimensioni ridotte, il piumaggio particolarmente variegato con le tipiche striature grigie e giallastre sul capo, più scure sul dorso, per il resto bruno. Grande migratore, giunge sui nostri cieli a primavera inoltrata: il nido, costruito spesso nei pressi di un cespuglio, contiene circa 5 uova, mentre i pulcini vengono alimentati con prelibate larve di insetti. Per il resto dell’anno, l’Ortolano si accontenta invece, in prevalenza di bacche e semi…

Minacce

Localmente, variazioni climatiche – piovosità eccessiva durante il periodo di nidificazione – possono avere influito negativamente sulla specie negli scorsi decenni. Sul piano più generale, è invece evidente la netta intolleranza di questa specie all’agricoltura intensiva, che comporta il più delle volte l’eliminazione di siepi, boschetti divisori, filari e muretti interpoderali.

Come altre specie “campagnole”, anche l’Ortolano necessita di questi ambienti limitrofi un tempo comunissimi nelle aree coltivate. La stessa meccanizzazione delle attività agricole – oltre ad aver ridotto ai minimi termini i siti di alimentazione e nidificazione – è causa frequente di distruzione di nidi, mentre questa specie risulta più sensibile al disturbo umano che alla locale abbondanza di predatori terrestri.

Specialmente nelle aree pianeggianti, l’assenza di un mosaico di campi, prati, siepi, arbusteti, cespuglieti, alberi e altre elementi marginali ha dapprima confinato l’Ortolano nelle aree di bassa collina, ove si trovava fino a non molti anni fa una relativa abbondanza di pascoli e altri siti idonei. Successivamente, l’abbandono delle pratiche tradizionali di allevamento del bestiame ha ridotto ai minimi termini le porzioni di habitat idoneo anche sulle aree montane.

Per questo la specie resiste solamente in ambienti ristretti, per esempio in alcune aree del Lazio – oggetto di monitoraggio sono state in particolare le pendici del Monte Velino – utilizzate come pascolo o coltivate in modo estensivo, a quote anche abbastanza elevate, tra i 1.000 e i 1.200 metri. Anche qui, comunque, la densità media è di 1,34 maschi territoriali per 10 ettari, mentre altrove – ad esempio in Francia – nelle aree più favorevoli vengono raggiunte densità anche pari a 22.25 coppie per km², addirittura 180 in alcune porzioni della Bulgaria.