

CINCIARELLA
NOME SCIENTIFICO: Cyanistes caeruleus
È un piccolo e grazioso uccello, ma soprattutto un campione di astuzia. La Cinciarella è conosciuta da tutti per l’esempio di strategia alimentare che ha saputo mettere in campo a partire dagli anni ’60 in Inghilterra, quando alcuni individui della specie impararono ad aprire a colpi di becco i tappi in alluminio delle tradizionali bottiglie del latte per berne il cremoso contenuto, riuscendo poi a trasmettere questa abilità all’intera popolazione. Ma non è tutto. Se le Cinciarelle sono disturbate mentre sono nel nido, non solo non si spaventano ma, per ingannare il predatore, emettono un sibilo simile a quello dei serpenti per intimorire l’aggressore…
Prospettive
La Cinciarella è una specie ben studiata per quanto riguarda distribuzione, ecologia, biologia riproduttiva e principali parametri demografici. Le più alte densità a livello europeo sono state riscontrate in corrispondenza di boschi di querce, dove può raggiungere valori anche di 12-17 coppie per 10 ettari.
Sulla base dei dati disponibili, si propone come Valore di Riferimento Favorevole (FRV) a scala locale una densità riproduttiva in habitat ottimale – bosco maturo o parco patrizio con alberi ricchi di cavità naturali – di 10 coppie per 10 ettari. In ambienti boschivi non ottimali può invece essere considerata idonea una densità di 3 coppie per 10 ettari. Non vi sono invece elementi sufficienti per definire un valore ottimale a scala di comprensorio.
Indagini di medio-lungo periodo in Lombardia e in Umbria hanno segnalato incrementi. L’areale è in espansione in Sicilia. Sono da considerarsi positivi per la specie interventi di selvicoltura naturalistica che portino alla conversione da ceduo a fustaia matura e al mantenimento di una certa percentuale di alberi stramaturi. L’utilizzo di nidi artificiali può favorire l’estensione dell’areale in zone meno congeniali.
Confortanti anche i dati sul successo riproduttivo, che raggiunge il 90% in provincia di Parma, mentre nella Riserva naturale del Lago di Vico, nel Lazio, il successo d’involo va da 4,2 a 5,4 giovani involati per nido, con percentuali superiori al 96%. Solo condizioni climatiche particolarmente avverse (come evidenziato nella Riserva naturale Monte Rufeno) possono ridurre drasticamente (anche sotto il 40%) il successo riproduttivo.