GHIANDAIA - Uccelli da proteggere

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Uccelli da proteggere
 
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Specie particolarmente protette dalla Direttiva UccelliSpecie particolarmente protette dalla Direttiva Uccelli
 

Specie protette dalla Direttiva UccelliGHIANDAIA

NOME SCIENTIFICO: Garrulus glandarius
 

Inconfondibile nell’aspetto – soprattutto grazie all’azzurro intenso, picchiettato di nero, delle penne che presenta sopra le ali – la Ghiandaia trascorre tutta la vita tra le fronde degli alberi, in particolare sulle querce con sottobosco e sulle conifere. Molto di rado si avventura sui terreni aperti, e di solito lo fa solo se questi si trovano vicino ai boschi o, almeno, a una macchia di alberi. Il suo territorio è relativamente ampio, pari a circa 25 ettari. In particolare, quando non trovano cibo a sufficienza, le popolazioni che abitano i climi più rigidi migrano verso territori più miti e, in questi casi, è possibile osservarle anche in gruppi discretamente numerosi…

 

Ordine: Passeriformes   Famiglia: Corvidae

La Ghiandaia è lunga circa 34 centimetri per un’apertura alare di circa 53 centimetri e un peso che può raggiungere i 170 grammi. La livrea si presenta nelle tonalità del rosso-marrone, mentre le penne delle ali si mostrano blu chiare, contornate di nero. Quando è in volo, è ben visibile anche il dorso, completamente bianco. Pur essendo in grado, in particolari condizioni, di compiere grandi distanze, non si tratta di una specie gregaria: vola infatti preferibilmente solitaria o in piccoli gruppi, a grande distanza l’uno dall’altro, quasi mai in stormi numerosi.

È presente in gran parte del continente europeo, Asia e Nord Africa, fatta eccezione per i climi eccessivamente rigidi e per le aree poste oltre il limite della vegetazione arborea. In Italia è sedentaria, con una distribuzione piuttosto ampia, dal settore alpino – ove nidifica dalle vallate fino ai 1.800 metri di quota – al resto d’Italia, ove è diffusa un po’ in tutta la Penisola, isole comprese e fatta eccezione per il solo Salento.

Nel nostro Paese la specie predilige le aree collinari e alto-collinari dove è maggiore la copertura boschiva. La sua dieta è composta da uova, cuccioli, topi, grandi insetti e larve. Per arricchirla, non disdegna alimenti vegetali come ghiande, noci, fagioli, patate, mele, fichi, bacche e cereali. In inverno nasconde le sue provviste nella corteccia degli alberi, nei ceppi o nel suolo. Grazie a questa abitudine, è in grado per tutto l’anno di consumare il suo piatto “preferito” – secondo tradizione – le ghiande, appunto.

All’inizio d’aprile le coppie costruiscono tra i rami degli alberi un nido dalla forma piatta, non molto staccato dal terreno, di solito a un’altezza di circa 2 metri dal suolo. Viene preparato con sterpi, rami e fili di fieno e, all’interno, è ammorbidito da radici sottili e muschio. La femmina vi depone dalle 5 alle 7 uova grigiastre punteggiate da macchie brune, una volta l’anno; la fase riproduttiva va dalla fine di aprile a giugno. Femmine e maschi si danno il cambio nella cova, che dura 16-17 giorni, mentre i pulcini restano nel nido, dopo la schiusa, per circa 19-20 giorni.

Prospettive

La distribuzione della Ghiandaia sul territorio nazionale e le sue preferenze ambientali sono sufficientemente conosciute. Del tutto carenti sono invece le informazioni sul successo riproduttivo e sui principali parametri demografici. Per questi motivi, risulta impossibile la formulazione di un Valore di Riferimento Favorevole (FRV).

Inoltre, tali stime sono ulteriormente complicate dalle densità estremamente variabili mostrate dalle diverse tipologie forestali frequentate e nelle differenti aree geografiche di presenza. Si va ad esempio dalle densità piuttosto elevate registrate anche in aree planiziali come la Maremma (fino a 34 individui per km in pineta) alle densità più contenute e altalenanti riscontrate in altre zone dell’Italia centrale (ad esempio nel Lazio, dove si va dai 0,5 individui per km del Lago di Vico ai 9,82 del Parco regionale Bracciano-Martignano).

In linea generale, la specie è favorita in modo direttamente proporzionale rispetto alla quantità e alla continuità della superficie boschiva, con buona adattabilità anche a formazioni forestali degradate. Più critico è pertanto il quadro che si riscontra nelle aree planiziali, ove per il futuro, specialmente nelle zone altamente antropizzate, i Piani regionali di Sviluppo Rurale (Psr) dovrebbero prevedere la creazione di opportune reti ecologiche, partendo dall’impianto di boschetti e siepi in grado di favorire la specie.

Si ritiene infine che attualmente il prelievo venatorio sulla specie in Italia – consentito dalla terza domenica di settembre al 31 gennaio – possa essere compatibile con il mantenimento in buono stato di conservazione delle principali popolazioni nidificanti in Italia e in Europa. Tuttavia, tutte le specie di Corvidi non dovrebbero essere oggetto di caccia al di fuori del periodo in cui la caccia è consentita ad altre specie – per impedire il disturbo a carico di queste ultime – e per questo sarebbe auspicabile un posticipo dell’apertura della stagione di caccia a questa specie almeno al 1° di ottobre.

Minacce

Pur estremamente adattabile a differenti tipologie di boschi, è stato osservato come la specie sia sensibile a fenomeni di frammentazione forestale. I dati sulla distribuzione mostrano infatti una presenza abbastanza costante lungo tutta la fascia collinare ai piedi delle Alpi e lungo l’intero crinale appenninico, fino ai Monti Peloritani e Nebrodi (con densità anche superiori alle 2 coppie ogni 10 punti fra i 500 e i 1.250 metri di quota). È tuttavia assente da ampie porzioni della Pianura Padana e dell’Italia sud-orientale. Da questo punto di vista – e in virtù anche della facilità di identificazione sul campo – la specie potrebbe essere un buon indicatore o target per pianificazioni di reti ecologiche.

A scala biogeografica, sono state raccolte diverse evidenze di locali incrementi, spesso però accompagnati, negli ultimi anni, da contrazioni di areale (come in Lombardia, dove alle 4.600 coppie censite in media tra il 1992 e il 2007, con tendenza all’aumento, si è accompagnata la scomparsa della specie praticamente da tutti gli ambienti coltivati). Stabile in Toscana, ha mostrato progresso notevole nell’area periurbana di Firenze (più 167% rispetto al 1997-1998). Ampie fluttuazioni sono state registrate nel resto dell’Italia centrale (specialmente in Umbria) mentre in Sicilia la specie risulta in aumento sia in termini assoluti sia in termini di areale.

Dal punto di vista del successo riproduttivo, sono disponibili dati di dettaglio per diverse popolazioni europee. Nel Regno Unito, ad esempio, il successo di schiusa aumenta con il procedere della stagione, probabilmente a causa della crescita del fogliame che nasconde meglio i nidi, riducendo l’incidenza della predazione, dovuta principalmente a Gazza, Cornacchia grigia e nera e Scoiattolo. Sensibile anche al disturbo antropico – che può influenzare negativamente l’esito della riproduzione – i dati noti restituiscono un tasso d’involo pari al 38% su 181 uova, per la popolazione russa, e a 2,5 giovani per ogni covata, in Romania (tasso che sale a 5,4 giovani se si escludono i fallimenti completi delle covate). Mancano invece completamente informazioni sui fattori influenzanti il successo riproduttivo per la popolazione italiana.

Stato di salute

In base ai dati riportati nel rapporto a cura di BirdLife International (2004), la specie risulta stabile in Europa e viene quindi considerata con stato di conservazione sicuro. Infatti, nel decennio 1990-2000 solo poche popolazioni europee sono risultate in decremento, mentre tutte le altre sono risultate stabili – incluse le popolazioni più importanti di Russia, Francia e Turchia – o in incremento.

La popolazione nidificante all’interno dei confini dell’Europa a 27 è stimata in 3.323.000-7.415.000 coppie, pari al 55-57% della popolazione continentale e a una frazione compresa tra il 14% e il 28% della popolazione globale della specie. Il contingente italiano è stimato in 200.000-400.000 coppie, in incremento nel periodo 1990-2000, pari a una frazione significativa sia della popolazione “comunitaria” (5,4-6%) sia di quella continentale (3%). I dati del progetto MITO 2000 per il periodo 2000-2005 indicano, al contrario, un andamento caratterizzato da moderato decremento.

Lo stesso progetto MITO 2000 ha messo in evidenza come distribuzione e abbondanza della specie siano influenzate positivamente dalla presenza di boschi: nella bioregione continentale, una particolare importanza è rivestita dalla disponibilità di boschi di querce caducifoglie, mentre nella bioregione mediterranea peninsulare assumono maggiore rilievo i boschi a prevalenza di pini montani e oromediterranei. Caso particolare la Sicilia, ove la specie mostra densità maggiori tra i frutteti (fino a 1,97 coppie ogni 10 punti). Pur prediligendo i boschi di media e alta collina, la specie frequenta anche le aree urbane, con predilezione per le periferie e le aree non eccessivamente urbanizzate.

Sedentaria nei settori meridionali e occidentali dell’areale riproduttivo, la specie mostra un comportamento in parte diverso nelle porzioni più nord-orientali dell’areale, ove si osservano spostamenti di tipo “irruttivo”, specialmente durante la stagione più fredda. La massima percentuale degli inanellamenti effettuati nel territorio nazionale corrisponde ai mesi tardo-estivi e autunnali, dalla fine di agosto a novembre. Gli uccelli ricatturati in Italia di origine estera risultano essere stati marcati in un’area posta a nord-nord est rispetto al nostro Paese. Lo spostamento più rilevante, di oltre 1.400 km, ha portato una Ghiandaia inanellata sul Courish Spit (Kalinigrad, nella Russia baltica) fino alle Marche orientali.

La Ghiandaia non è inserita nella Lista rossa nazionale; risulta inoltre specie cacciabile in Italia ai sensi della legislazione venatoria (157/92).

Semaforo

Particolarmente sensibile alla frammentazione e alla riduzione delle superfici a bosco – con conseguente diminuzione o totale scomparsa da alcune aree planiziali coltivate – la specie mostra allo stesso tempo una tendenza all’inurbamento che si accompagna a un trend generale nel complesso positivo. Anche l’abbandono delle attività agricole in aree collinari, comportando il ritorno del bosco, sta favorendo l’incremento delle popolazioni.

Fattore Stato Stato di conservazione
Range* Complessivamente stabile Favorevole
Popolazione Complessivamente stabile o in incremento Favorevole
Habitat In diminuzione in alcune zone agricole di pianura a elevata antropizzazione. In ampliamento altrove Favorevole
Complessivo   Favorevole

*Variazione della popolazione negli anni

Canto

La Ghiandaia presenta una notevole capacità di imitare il richiamo di altre specie, motivo per cui spesso, oltre al proprio normale canto – un “grido” piuttosto acuto e poco gradevole – la si può udire mentre riproduce i fraseggi di altri uccelli o anche mammiferi. Rumorosa quando minacciata, è invece completamente silenziosa in volo.