GHIANDAIA - Uccelli da proteggere

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Uccelli da proteggere
 
Specie protette dalla Direttiva UccelliSpecie protette dalla Direttiva Uccelli
Specie particolarmente protette dalla Direttiva UccelliSpecie particolarmente protette dalla Direttiva Uccelli
 

Specie protette dalla Direttiva UccelliGHIANDAIA

NOME SCIENTIFICO: Garrulus glandarius
 

Inconfondibile nell’aspetto – soprattutto grazie all’azzurro intenso, picchiettato di nero, delle penne che presenta sopra le ali – la Ghiandaia trascorre tutta la vita tra le fronde degli alberi, in particolare sulle querce con sottobosco e sulle conifere. Molto di rado si avventura sui terreni aperti, e di solito lo fa solo se questi si trovano vicino ai boschi o, almeno, a una macchia di alberi. Il suo territorio è relativamente ampio, pari a circa 25 ettari. In particolare, quando non trovano cibo a sufficienza, le popolazioni che abitano i climi più rigidi migrano verso territori più miti e, in questi casi, è possibile osservarle anche in gruppi discretamente numerosi…

Prospettive

La distribuzione della Ghiandaia sul territorio nazionale e le sue preferenze ambientali sono sufficientemente conosciute. Del tutto carenti sono invece le informazioni sul successo riproduttivo e sui principali parametri demografici. Per questi motivi, risulta impossibile la formulazione di un Valore di Riferimento Favorevole (FRV).

Inoltre, tali stime sono ulteriormente complicate dalle densità estremamente variabili mostrate dalle diverse tipologie forestali frequentate e nelle differenti aree geografiche di presenza. Si va ad esempio dalle densità piuttosto elevate registrate anche in aree planiziali come la Maremma (fino a 34 individui per km in pineta) alle densità più contenute e altalenanti riscontrate in altre zone dell’Italia centrale (ad esempio nel Lazio, dove si va dai 0,5 individui per km del Lago di Vico ai 9,82 del Parco regionale Bracciano-Martignano).

In linea generale, la specie è favorita in modo direttamente proporzionale rispetto alla quantità e alla continuità della superficie boschiva, con buona adattabilità anche a formazioni forestali degradate. Più critico è pertanto il quadro che si riscontra nelle aree planiziali, ove per il futuro, specialmente nelle zone altamente antropizzate, i Piani regionali di Sviluppo Rurale (Psr) dovrebbero prevedere la creazione di opportune reti ecologiche, partendo dall’impianto di boschetti e siepi in grado di favorire la specie.

Si ritiene infine che attualmente il prelievo venatorio sulla specie in Italia – consentito dalla terza domenica di settembre al 31 gennaio – possa essere compatibile con il mantenimento in buono stato di conservazione delle principali popolazioni nidificanti in Italia e in Europa. Tuttavia, tutte le specie di Corvidi non dovrebbero essere oggetto di caccia al di fuori del periodo in cui la caccia è consentita ad altre specie – per impedire il disturbo a carico di queste ultime – e per questo sarebbe auspicabile un posticipo dell’apertura della stagione di caccia a questa specie almeno al 1° di ottobre.