PICCIONE SELVATICO - Uccelli da proteggere

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Specie particolarmente protette dalla Direttiva UccelliSpecie particolarmente protette dalla Direttiva Uccelli
 

Specie protette dalla Direttiva UccelliPICCIONE SELVATICO

NOME SCIENTIFICO: Columba livia
 

Nonostante non si tratti di una specie migratrice, il Piccione selvatico mostra una spiccata capacità di orientamento per ritrovare sempre la propria colombaia. Proprio per questo, il Piccione selvatico è stato addomesticato dall’uomo fin dall’antichità. Come i “piccioni viaggiatori”, da sempre utilizzati per trasportare messaggi fino all’invenzione del telegrafo. Le capacità di volo di un piccione e il suo “raggio d’azione” sono impressionanti: in condizioni di tempo ottimale, può percorrere anche 800 km a una media di 70 km l’ora, per ritornare alla colombaia di origine a cui rimane legato per tutta la vita… 

Minacce

La principale minaccia per questa specie deriva dalla perdita delle caratteristiche originarie causata dall’ibridazione con colombi domestici rinselvatichiti. Da questo punto di vista, il quadro su scala nazionale – dopo i dati del Rapporto Birdlife (2004) che indicavano un trend stabile – è in recente peggioramento, con decrementi più marcati nelle aree interne ove appare marcato il rischio di estinzione genetica della sottospecie nominale dovuto proprio all’ibridazione.

Rispetto a questa minaccia, la principale forma di tutela è forse rappresentata dal ricreare condizioni di isolamento geografico per le popolazioni selvatiche rispetto a quelle rinselvatichite. Sfortunatamente, su scala locale il quadro appare ancora più preoccupante con intere aree – ad esempio alcune isole della Sicilia ma con un quadro probabilmente estendibile ad altre zone dell’isola – occupate oramai da popolazioni nella sola forma domestica.

Altro fattore di potenziale minaccia è costituito dal disturbo antropico arrecato lungo le coste, specialmente in periodo estivo. Principali fattori all’origine della perdita delle covate sono invece predazione (18,7%), abbandono (9,2%), infertilità delle uova (5,3%). Tra le cause di mortalità dei giovani vanno ancora individuate la predazione (8,1%) e la morte nel nido (20,9%).

Per l’Italia, non si dispone al momento di informazioni specifiche sul successo riproduttivo della specie. Su 812 uova deposte nell’Humberside, nel Regno Unito, 541 (circa due terzi) si sono schiuse e 384 giovani (poco meno della metà) sono giunti all’involo.