RE DI QUAGLIE - Uccelli da proteggere

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Uccelli da proteggere
 
Specie protette dalla Direttiva UccelliSpecie protette dalla Direttiva Uccelli
Specie particolarmente protette dalla Direttiva UccelliSpecie particolarmente protette dalla Direttiva Uccelli
 

Specie particolarmente protette dalla Direttiva UccelliRE DI QUAGLIE

NOME SCIENTIFICO: Crex crex
 

Per secoli la storia del Re di quaglie e quella dell’uomo sono state inestricabilmente legate. Si narra che già Aristotele ne conoscesse l’esistenza, avendone descritto la migrazione nella sua Historia animalium. Specie oggi poco conosciuta, eppure strettamente dipendente da un ambiente costruito dall’uomo, quello dei prati-pascoli da cui si ricava il fieno per il bestiame…

Prospettive

Le più importanti azioni da intraprendere per la tutela del Re di quaglie a livello europeo, tutte egualmente importanti, consistono nella promozione dell’agricoltura non intensiva basata su ambienti prativi. Seconda necessità, quella di promuovere politiche europee, nazionali, regionali e locali per la sua tutela, con particolare riguardo alla necessità di proteggere tramite apposite norme i siti chiave per la specie.

Per l’Italia, il problema maggiore appare legato alla necessità di evitare sfalci meccanizzati durante la stagione riproduttiva, che di norma comprende due covate, favorendo una gestione dei prati e dei pascoli compatibile con le esigenze ecologiche della specie, che appare in uno stato di conservazione estremamente critico. Se la popolazione trentina di Re di quaglie ha infatti conosciuto un andamento abbastanza confortante nell’ultimo decennio, lo stesso non si può dire della popolazione friulana, addirittura dimezzata in quattro anni (da 325 a 146 maschi cantori tra il 2000 e il 2004).

L’andamento altalenante della specie, le notevoli fluttuazioni registrate a livello locale – solo in parte dovute alle condizioni in cui versano i siti di nidificazione – delineano in ogni caso un quadro estremamente preoccupante, al di là di locali incrementi. Non è comunque possibile formulare un Valore di Riferimento Favorevole (FRV), data la scarsissima disponibilità di accurati parametri demografici e riproduttivi. In termini di densità, 1,3 maschi cantori per km quadrato nelle aree vocate alla specie – o 5 maschi per 10 ettari – sono l’obiettivo minimo da perseguire per sostenere le popolazioni superstiti.

Condizione imprescindibile per raggiungere questo target è modificare la gestione degli sfalci, evitando di intervenire con mezzi meccanici durante la stagione riproduttiva e prevedendo comunque sfalci il più possibile tardivi e “a mosaico” e mantenendo invece porzioni di vegetazione erbacea non falciata per una o più stagioni. Il tutto favorendo tramite politiche adeguate il recupero delle pratiche agricole tradizionali funzionali all’allevamento del bestiame, che hanno rappresentato per secoli una risorsa importantissima per questa specie.