RE DI QUAGLIE - Uccelli da proteggere

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Uccelli da proteggere
 
Specie protette dalla Direttiva UccelliSpecie protette dalla Direttiva Uccelli
Specie particolarmente protette dalla Direttiva UccelliSpecie particolarmente protette dalla Direttiva Uccelli
 

Specie particolarmente protette dalla Direttiva UccelliRE DI QUAGLIE

NOME SCIENTIFICO: Crex crex
 

Per secoli la storia del Re di quaglie e quella dell’uomo sono state inestricabilmente legate. Si narra che già Aristotele ne conoscesse l’esistenza, avendone descritto la migrazione nella sua Historia animalium. Specie oggi poco conosciuta, eppure strettamente dipendente da un ambiente costruito dall’uomo, quello dei prati-pascoli da cui si ricava il fieno per il bestiame…

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Larghissimo il declino mostrato dalla specie durante il secolo scorso, nell’intero continente europeo e in particolare in Europa occidentale. Forse proprio per questo il Re di quaglie, prima poco considerato e conosciuto, ha attirato l’attenzione degli ornitologi, tanto che la specie è stata oggetto di un Piano d’Azione Internazionale specifico, oltre che essere inclusa tra le specie protette dalla Direttiva Uccelli.

Un declino che comincia già nella prima metà XIX secolo, quando i primi studiosi registravano un drammatico calo in Danimarca, Germania e successivamente nel Regno Unito. Nel secolo successivo il declino si estese a Francia, Norvegia e Russia, fino a raggiungere il suo picco massimo durante gli anni Ottanta, che hanno visto una riduzione delle popolazioni superiore al 50% in diverse nazioni europee (addirittura l’81% in Irlanda tra il 1988 e il 1993).

Attualmente, anche a seguito di una confortante ripresa tra il 1990 e il 2000, la popolazione dell’Ue è stimabile in 110-160mila coppie, pari a una frazione piuttosto modesta di quella continentale complessiva, che potrebbe raggiungere i 2 milioni di copie. E l’Italia? Solo 450-570 i “maschi cantori” censiti, una cifra nettamente superiore alla precedenti stime ma che potrebbe rispecchiare più un miglioramento delle conoscenze che un effettivo incremento della popolazione nidificante.

Pari a circa il 4% della popolazione “comunitaria” – e a una frazione infinitesimale di quella continentale complessiva – il contingente italiano merita comunque la massima attenzione, essendo la specie minacciata a livello globale. Soggetta a forti fluttuazioni periodiche, la specie è attualmente diffusa principalmente sulle Alpi orientali, con limite occidentale in Lombardia e “picchi di presenza” tra Friuli e Trentino.