SMERGO MAGGIORE - Uccelli da proteggere

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Uccelli da proteggere
 
Specie protette dalla Direttiva UccelliSpecie protette dalla Direttiva Uccelli
Specie particolarmente protette dalla Direttiva UccelliSpecie particolarmente protette dalla Direttiva Uccelli
 

Specie protette dalla Direttiva UccelliSMERGO MAGGIORE

NOME SCIENTIFICO: Mergus merganser
 

Lo Smergo maggiore possiede un caratteristico“becco a sega”, che lo accomuna ad altri smerghi e alla Pesciaiola. Questa peculiarità lo facilita nella caccia, in quanto è proprio grazie al particolare becco che la specie riesce a catturare e trattenere con forza le proprie prede. Ha colonizzato l’Italia solo in anni recenti e lo si può osservare nelle aree fluviali del settore alpino e prealpino…

Stato di salute

Lo stato di salute dello Smergo maggiore non desta particolare preoccupazione. Attualmente classificato come sicuro nell’Unione europea, presenta uno stato di conservazione favorevole anche a livello continentale. La popolazione nidificante nei territori dell’Unione europea è sensibilmente aumentata nel ventennio 1970-1990, nonostante nel decennio successivo abbia conosciuto un moderato declino. La popolazione svernante si è mantenuta stabile nel corso del trentennio 1970-2000. La popolazione nei territori dell’Unione europea è valutata tra le 37.000 e le 59.000 coppie; mentre in Italia se ne contano poche decine.

I territori dell’Unione europea ospitano circa l’80% della popolazione presente sul suolo europeo, e tra il 5% e il 24% della popolazione globale nidifica entro i confini dell’Europa a 27. Nel nostro Paese, che si trova ai limiti sud-occidentali dell’areale di svernamento, lo Smergo maggiore è nidificante sedentario da pochi anni, ed è perciò una specie ancora poco diffusa e non molto studiata.

Pur non essendo ancora significativa a livello europeo in termini percentuali, la specie riveste tuttavia interesse proprio perché situata al margine dell’areale. Dal punto di vista conservazionistico, la popolazione alpina, relativamente isolata, può considerarsi come unità distinta. Durante l’inverno, si sono osservati individui concentrati in laghi e fiumi alpini e prealpini; le aree costiere e le zone umide a sud della pianura padana costituiscono invece luoghi di presenza occasionale. Alcuni individui, provenienti da aree balcaniche, sono stati osservati anche in Italia centro-meridionale.

Rispetto alla consistenza delle popolazioni, la media del quadriennio 1996-2000 è ben nove volte più alta rispetto alla media degli anni 1991-1995, grazie al numero ingente di individui osservati nel corso degli inverni del 1997 e del 1999. Alla seconda metà degli anni ’90 risalgono infatti i primi casi accertati di nidificazione, concentrati in Veneto (1996) e in Piemonte (1998). Successivamente, l’areale si amplia lentamente ma con costanza: nel corso degli anni ’90, sono accertate circa cinque coppie in provincia di Gorizia. Nei successivi dieci anni, sono state osservate due coppie presso il lago di Corlo (2001); cinque coppie distribuite nelle vicinanze di fiume Piave, lago di Corlo, fiume Isonzo, lago Maggiore (2002); nonché un progressivo aumento della nidificazione presso il lago di Como (2004-2008).

Nel 1999, si sono osservati individui in 13 siti su tutto il territorio italiano. L’indice di ampiezza dell’areale è pressoché stabile dal 1994. Lago Maggiore e laghi di Corlo e Cismon, due siti di presenza regolare della specie, ospitano anche piccoli nuclei nidificanti, che si sono insediati tra il 1996 e il 1998, e negli stessi siti sono state osservate tre coppie nel 2000. Con ogni probabilità, la popolazione italiana di Smergo maggiore è tuttora in incremento.

Al momento non è stato redatto un Piano d’Azione Nazionale o Internazionale sulla specie. Lo Smergo maggiore è inserito nell’Allegato II/2 della Direttiva Uccelli. Non valutato dalla Lista Rossa Nazionale, è tutelato dalla legislazione venatoria italiana (157/92), che ne vieta la caccia.