

Ambienti forestali delle montagne meditterranee

“Ti chiamava ‘babbo’.
Gli piaceva sentirti raccontare
di quando lasciavi la città a piedi
con i tuoi amici.
E gli spiegavi
che bastano cinque giorni
per raggiungere Firenze…”
Enrico Brizzi – Nessuno lo saprà.
Viaggio a piedi dall’Argentario al Conero
Per trovare il primo bosco, la prima “vera” foresta, di solito bisogna allontanarsi parecchio dalla costa. Sono molti i poeti e gli scrittori che hanno cantato l’Appennino, che hanno cantato e ammirato le bellezze della parte più remota della penisola italiana, “stretta” tra due mari.
“Come Appennini scopre il mar Schiavo e il Tosco, dal giogo onde a Camaldoli si viene”. Sono parole di Ludovico Ariosto (Orlando Furioso, c. IV, s t. II), dedicate a Poggio Scali, quella magnifica altura immersa tra le faggete dell’Appennino tosco-romagnolo, dove si narra che in giornate limpide Tirreno e Adriatico si possano avvistare ad occhio nudo.
Sono molti poi gli scrittori che hanno riscoperto le foreste d’Appennino in tempi più recenti: un mondo misterioso, ricchissimo di vita animale e vegetale, in cui avventurarsi “armati” di scarponi e binocolo. Un mondo impossibile da conoscere attraversando l’Italia in automobile, attraverso quei moderni “non-luoghi” quali sono le autostrade.
Dalle Foreste Casentinesi al Parco Nazionale d’Abruzzo, dalla Sila all’Aspromonte, fino alle aree più recondite delle due Isole maggiori. L’Appennino è ricchissimo di foreste, e l’ambiente forestale appenninico presenta peculiarità che lo differenziano sia dai boschi alpini sia dagli ambienti mediterranei propriamente detti, dove domina la macchia.