FROSONE
NOME SCIENTIFICO: Coccothraustes coccothraustesIl suo principale tratto distintivo è il becco, tozzo e potente, che può sviluppare una forza pari a 45 kg e, nella stagione degli amori, assume una sgargiante tonalità blu elettrico. Grazie alla sua potenza, permette alla specie di cibarsi di semi di frutti carnosi, anche dei noccioli durissimi di ciliegie e pesche che riesce tranquillamente a frantumare. Per il resto, il Frosone è un uccello schivo e silenzioso e trascorre molto tempo sulle cime degli alberi nascosto tra il fogliame, dove sosta spesso in piccoli gruppi. Quando però si muove sul terreno è riconoscibile anche per un altro tratto distintivo: la tipica camminata eretta e saltellante…
Minacce
Il Frosone rientra tra le specie vittime dell’uccellagione illegale e del prelievo al nido da parte di allevatori. La specie beneficerebbe inoltre del mantenimento di aree agricole coltivate in modo tradizionale; in particolare può trovare giovamento dalla presenza di incolti erbacei e dal mantenimento di siepi, filari e alberi isolati.
Una conferma in questo senso arriva dalla popolazione censita in provincia di Padova, ove la specie risulta del tutto assente dalle aree pianeggianti a causa del progressivo estendersi di un’agricoltura intensiva e della quasi totale scomparsa di boschi, siepi e filari. Altrove stabile o in locale incremento – come in provincia di Gorizia – la popolazione della specie appare in ogni caso difficile da stimare a causa, tra l’altro, della sua elusività (è questo il caso del Piemonte, ove il recente Atlante fornisce un quadro che verosimilmente non rispecchia la reale distribuzione della specie e non risulta confrontabile con le precedenti rilevazioni).
In termini generali, certamente impattante sulla specie è il fenomeno della predazione, soprattutto da parte dello Sparviere, sia nei confronti dei pulcini sia degli individui adulti. È stata riscontrata un’incidenza più elevata della predazione nei confronti delle covate più precoci, in quanto meno nascoste dalla vegetazione e più esposte a predatori quali Averla piccola, Ghiandaia, Scoiattolo e Martora.
Un ulteriore fattore che incide negativamente sulla riproduzione è rappresentato dal maltempo, anche a causa dell’estrema fragilità del nido. I dati evidenziano un successo riproduttivo più alto per le coppie coloniali rispetto a quelle solitarie, soprattutto perché nel primo caso i predatori possono essere allontanati con più efficacia.