FROSONE - Uccelli da proteggere

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Uccelli da proteggere
 
Specie protette dalla Direttiva UccelliSpecie protette dalla Direttiva Uccelli
Specie particolarmente protette dalla Direttiva UccelliSpecie particolarmente protette dalla Direttiva Uccelli
 

Specie protette dalla Direttiva UccelliFROSONE

NOME SCIENTIFICO: Coccothraustes coccothraustes
 

Il suo principale tratto distintivo è il becco, tozzo e potente, che può sviluppare una forza pari a 45 kg e, nella stagione degli amori, assume una sgargiante tonalità blu elettrico. Grazie alla sua potenza, permette alla specie di cibarsi di semi di frutti carnosi, anche dei noccioli durissimi di ciliegie e pesche che riesce tranquillamente a frantumare. Per il resto, il Frosone è un uccello schivo e silenzioso e trascorre molto tempo sulle cime degli alberi nascosto tra il fogliame, dove sosta spesso in piccoli gruppi. Quando però si muove sul terreno è riconoscibile anche per un altro tratto distintivo: la tipica camminata eretta e saltellante… 

Stato di salute

Lo stato di conservazione del Frosone viene valutato come favorevole sia livello continentale sia all’interno dell’Unione europea. In quest’ultima area, le popolazioni hanno mostrato trend orientati alla stabilità, sia nel periodo 1970-1990 sia nel successivo decennio, 1990-2000, quando però la specie ha mostrato segni di declino in alcuni Paesi.

La popolazione nidificante dell’Ue è ad oggi stimata in 880.000-1.900.000 coppie, pari al 37-45% della popolazione continentale complessiva e a una frazione compresa tra il 5% ed il 24% della popolazione globale della specie. La popolazione nidificante italiana, stimata in 5.000-15.000 coppie, rappresenta meno dell’1% della popolazione “comunitaria”, e una percentuale ancora minore di quella continentale complessiva, limitando così il ruolo del nostro Paese per la conservazione della specie.

Specie particolarmente elusiva, la sua presenza nel nostro Paese è probabilmente sottostimata. Buona diffusione – pur con presenze localizzate – si registra sulle Alpi e nell’Appennino centrale e settentrionale, con nidificazioni che si spingono fino alla Campania e al Gargano. Del tutto disgiunto è l’areale sardo, ove la specie risulterebbe ben distribuita tra le macchie mediterranee, le foreste e gli ambienti agricoli dell’isola.

Pur essendo la popolazione nazionale della specie di rilevanza modesta in termini assoluti, il nostro Paese rappresenta anche un’importante area di transito – e di svernamento – per soggetti in migrazione. Come per altri Fringillidi, il numero di soggetti marcati mostra ampie variazioni tra un anno e l’altro, correlate alla disponibilità di cibo nelle aree di nidificazione. La maggior parte delle rilevazioni effettuate si riferiscono a soggetti inanellati nel corso della migrazione autunnale, generalmente provenienti da nord est. I principali siti di ricattura sono concentrati a nord e a sud della Pianura Padana, fino al limite meridionale di Marche e Lazio.

Il Frosone è considerato specie a più basso rischio nella Lista rossa nazionale, a causa dell’areale disgiunto tra Italia centro-settentrionale e Sardegna. Risulta inoltre specie non cacciabile in Italia ai sensi della legislazione venatoria (157/92).