FROSONE - Uccelli da proteggere

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Uccelli da proteggere
 
Specie protette dalla Direttiva UccelliSpecie protette dalla Direttiva Uccelli
Specie particolarmente protette dalla Direttiva UccelliSpecie particolarmente protette dalla Direttiva Uccelli
 

Specie protette dalla Direttiva UccelliFROSONE

NOME SCIENTIFICO: Coccothraustes coccothraustes
 

Il suo principale tratto distintivo è il becco, tozzo e potente, che può sviluppare una forza pari a 45 kg e, nella stagione degli amori, assume una sgargiante tonalità blu elettrico. Grazie alla sua potenza, permette alla specie di cibarsi di semi di frutti carnosi, anche dei noccioli durissimi di ciliegie e pesche che riesce tranquillamente a frantumare. Per il resto, il Frosone è un uccello schivo e silenzioso e trascorre molto tempo sulle cime degli alberi nascosto tra il fogliame, dove sosta spesso in piccoli gruppi. Quando però si muove sul terreno è riconoscibile anche per un altro tratto distintivo: la tipica camminata eretta e saltellante… 

Prospettive

Specie assai poco conosciuta, anche per quanto riguarda sua la distribuzione, a causa dell’elevata elusività. La quasi totale assenza di dati per l’Italia – unita alla scarsità di informazioni a livello europeo – rende difficoltosa la definizione di valori di densità da utilizzare come riferimento per fissare un Valore di Riferimento Favorevole (FRV). Il tutto è ulteriormente complicato dalla tendenza della specie di nidificare in situazioni semi-coloniali.

Trattandosi di specie inserita nella Lista Rossa Nazionale, è certamente auspicabile la realizzazione di attività di regolare monitoraggio della popolazione nidificante, allo stato attuale verosimilmente sottostimata. Questo con particolare riferimento alle popolazioni numericamente più importanti, presenti nell’Italia settentrionale e centrale, e alla popolazione sarda.

Nel complesso, è stato riscontrato come lo stato di salute delle popolazioni principali sia tendenzialmente migliore nelle aree di montagna e media collina, ove la specie può trovare buona disponibilità di cibo e ambienti idonei alla costruzione del nido. Più sfavorevole la situazione in ambito planiziale, ove la specie è quasi scomparsa a causa dell’avanzata dell’urbanizzazione e dell’agricoltura meccanizzata, un declino che sta cominciando a interessare, in alcune zone, anche le aree di bassa collina.

Il controllo delle attività illegali di cattura e detenzione, particolarmente impattante su questa specie, potrebbe infine avere un effetto notevolmente positivo sul trend delle popolazioni.