Ambienti fluviali - Uccelli da proteggere

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Ambienti fluviali

Martin pescatore, di C. Angelici
 

“Dalla lanca, dove l’acqua
a momenti ridondava
e girava a ritroso in tondo...
 dal mulino, si scorgeva la corrente,
l’immane flusso della piena,
fremere e ribollire infuriando sulla punta,
scrosciare e rimbalzare, fuggire
con una fila di gorghi
e di risucchi avidi e astiosi,
che segnavano il margine
fra le acque vive e grosse del filone,
e le semimorte della lanca.
Affioravano e affondavano, veloci,
i più diversi oggetti; e qualcuno
veniva spinto dalla corrente
nell’acqua pigra, aggirato a lungo,
respinto e ripreso.”
Riccardo Bacchelli – Il Mulino del Po

Ad altre latitudini il fiume e la vita sono sinonimi. Emblematico il caso del Nilo, che nel suo basso corso si avventura nel deserto egiziano, portando preziosa terra fertile. Anche in Italia, il fiume e la città, i grandi corsi d’acqua, la natura e la storia del nostro Paese, si intrecciano in modo inestricabile.

Dal “lavare i panni in Arno” di manzoniana memoria si passa al grande Tevere, il fiume di Roma, che si insinua nella capitale dopo aver percorso oltre 400 km. Ma è forse più a nord che prosa, poesia e natura “fluviale” si sono fusi in alcune tra le più celebri pagine di letteratura. “Poi, arrivati sull’argine grande, ecco il fiume vasto, deserto, imponente e silenzioso…”. A scrivere è Giovannino Guareschi, che insieme ad altri scrittori emiliani – e non solo – ha disegnato pennellate indelebili di quella che era la civiltà contadina della Pianura Padana.

Fonte di vita e sostentamento, importantissima via di trasporto. Oltre a questo, l’ambiente fluviale rappresenta un’ecosistema complesso e particolarmente ricco di vita vegetale e animale, comprese, naturalmente, le numerose specie di uccelli che nel fiume si alimentano, costruendo il nido nelle immediate vicinanze.

Ma i fiumi, come i vulcani, sono giganti dormienti. Impossibilitato a controllare i secondi, l’uomo è invece riuscito a imbrigliare i primi. Argini sempre più alti e robusti hanno reso più difficili – ma non impossibili – disastrose esondazioni. Opere imponenti che purtroppo hanno reso questi ambienti particolarmente inospitali per molte specie viventi, a cominciare dagli uccelli, interrompendo i naturali processi idrogeologici che portavano alla formazione di isole e isolotti sabbiosi, causando la riduzione o più spesso la scomparsa di tutti quegli ambienti “limitrofi” quali boschetti, aree semi-allagate, ecc, fondamentale sostegno per la costruzione dei nidi.  Mentre l’inquinamento delle acque – particolarmente impattante nel bacino del Po – ha comportato una drastica diminuzione della qualità e della quantità di prede disponibili.